di David Monti >
Il 23 aprile 1897, a Rio de Janeiro, nasce Pixinguinha. A detta data è dedicato il Dia Nacional do Choro in Brasile, che si converte in una serie di eventi lungo l’intera settimana che hanno ad oggetto questo genere musicale, struttura portante della musica strumentale brasiliana, che in Italia non trova fermento culturale né terreno fertile per crescere ed evolvere, nonostante siano attivi alcuni (rari) musicisti che vi si dedicano corpo ed anima. È in questo caso che lo Choro (“pianto”) assomiglia maggiormente ad una lamentela: la nostra.
Gli echi dei valzer e della polca di fine Ottocento arrivavano da lontano, dall’Europa, e in un Brasile ancora in cerca di un’identità culturale ben definita, cominciò a formarsi uno dei più grandi artisti brasiliani del secolo passato, Alfredo Vianna da Rocha Filho, noto a molti come Pixinguinha. Compositore, musicista virtuoso, arrangiatore e maestro, sassofonista di primo livello, Pixinguinha influenzò con il suo stile la musica brasiliana contemporanea, rielaborò sotto una chiave “tropicale” tutte le influenze della musica europea con quei ritmi sincopati che caratterizzavano, e caratterizzano tutt’ora, la tradizione musicale popolare brasiliana. Nacque così nei primi anni del secolo passato un nuovo ritmo, prima identificato come una polca lenta, ma poi, come lo stesso Pixinguinha affermò: “Questo nuovo genere musicale cominciò ad essere chiamato Choro. E più tardi, qualcuno pensò addirittura che fosse un Samba”.
Tale è stato il commento alle caratteristiche musicali di una delle canzoni più famose del maestro carioca: Carinhoso. Agli inizi del secolo passato, infatti, i generi musicali non avevano confini ben definiti, almeno in un Brasile che da poco aveva abolito la schiavitù ed era uscito dalla monarchia, un Paese in continua rincorsa verso la ricerca di un’identità nazionale, difficile da raggiungere in poco tempo, specialmente per la grande eterogeneità della popolazione, delle tradizioni e dei costumi.
Ma gli anni 20 e 30 furono caratterizzati anche dallo sviluppo di nuove forme di intrattenimento, grazie alle nuove tecnologie che potevano riprodurre suoni ed immagini, e così le forme spontanee di “arte da strada” furono sostituite con la nascente industria dell’intrattenimento, composta da teatri, cinema, caffè, circoli e casas de chope, oggi comunemente chiamate gafieiras. Una parte della società dell’epoca, però, ancora non vedeva di buon occhio lo svilupparsi di queste nuove forme di intrattenimento, addirittura anche il Samba fu interpretato dalla elite carioca, che voleva avere come solo esempio la cultura europea, come un ritmo maledetto, da disprezzare e reprimere. In questo contesto riuscì a prendere spazio quel tipo di musica e ritmo che caratterizzava la cultura dos negros e mulatos, riuscì ad uscire da quei contesti familiari delle piccole comunità (feste di matrimonio, battesimi, anniversari, ricorrenze, funerali) per occupare quegli spazi pubblici frequentati dalla élite carioca, come cinema e teatri, e quelli più popolari, come casas de chope (birrerie) e club.
Pixinguinha crebbe in una famiglia numerosa, dove papà Alfredo amava riunire spesso e volentieri musicisti professionisti, che leggevano la spartitura, e musicisti dilettanti, che suonavano invece ad orecchio, dove improvvisavano as primeiras rodas, senza dar poi così tanta importanza agli strumenti coinvolti. Successivamente però lo stile si definì, e si arrivò ad utilizzare uno o due strumenti solisti, accompagnati dagli altri secondo un più preciso ritmo armonico. Iniziò così l’educazione musicale di Pixinguinha, in un ambiente familiare e in un’epoca dove lo choro era ancora conosciuto come “pau e corda”, alludendo agli strumenti utilizzati, come il flauto, la chitarra ed il cavaquinho, e suonato dalle orchestre nelle feste danzanti, teatri e cinema. Originariamente queste orchestre erano civili o militari, comunque composte da musicisti del ceto medio, ed erano uno dei pochi spazi dedicati alla cultura musicale dove potevano esibirsi anche persone dei ceti sociali più bassi. Col tempo però l’abilità dei musicisti risultò più interessante dello spettacolo stesso e così questa funzione coreografica, di accompagnamento, fu poi abbandonata, dando spazio ed attenzione ai virtuosismi musicali dei componenti dell’orchestra.
Nacque un tipo di musica colta, genuinamente brasiliana, non più adatta a canzoni o balli, ma ad un attento ascolto, una versione brasiliana del Jazz nordamericano. Esempio di queste orchestre tipiche, chiamate poi anche jazz band, è sicuramente la ”Oito Batutas”, dove Pixinguinha fu musicista e compositore. E’ proprio in questa fase che Pixinguinha iniziò a mettere in luce le sue doti artistiche, riuscendo a miscelare tutte le influenze musicali che facevano parte della sua epoca: dalla polca ed altri balli danzanti ereditò l’armonia, dai rituali africani i ritmi, dalle rodas de choro il contrappunto, il virtuosismo e l’improvvisazione. La ricchezza della cultura musicale di quel periodo era dovuta anche alla sua diffusione grazie a nuovi canali, come cinema, radio, teatro ma anche alle tradizionali feste popolari, che da sempre caratterizzavano il mondo carioca e non: dalla festa “da Penha” alla festa “do Momo”, fino alle festas juninas, con le marce e quadrilhas, solo per fare alcuni esempi. Tutto creava un nuovo mercato per la distribuzione di partiture e dischi, l’arricchimento dello scambio artistico, tutto era adatto a creare un contesto favorevole alla nascita e sviluppo di una tradizione musicale popolare unica ma allo stesso tempo eterogenea, quella brasiliana.
Pixinguinha fu un grande artista e interprete di quell’epoca, ricca di contrasti e cambiamenti, ma pochi come lui riuscirono ad integrare elementi di folclore brasileiro (dobbiamo ricordare che un vero e proprio stile musicale non esisteva, ma era il risultato dell’insieme di tutti quelli regionali, ad esempio: a embolada, a chula, o côco, o cateretê, as todas nodestinas, a moda paulista, ecc), influenze jazz, caratteristiche della musica accademica e virtuosa classica. Riuscì a soddisfare le esigenze commerciali della nascente industria fonografica e radiofonica, scrisse partiture per colonne sonore nell’industria cinematografica, collaborò con altri grandi artisti del suo tempo, da Heitor Villa-Lobos, che frequentò anche lui le prime rodas de choro, a Benedicto Lacerda, a Vinicius de Moraes, contribuendo così ad esportare quei tratti caratteristici che oggi rendono unica e famosa l’anima musicale brasiliana.
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