di Iris D’Aurizio >
Cos’è lo choro? Tesi: non è propriamente un genere musicale, né un movimento. Antitesi: è un modo di suonare, uno stile di vita, una passione (non esiste choro dove la passione è carente). Sintesi: le condizioni sono tre, spontaneità, collettività, oralità. Il resto l’ha fatto la storia sociale di quell’agglomerato di razze e culture che è oggi il Brasile. Lo choro parte dai campi delle fazendas e incontra direttamente i salotti europei: lavoratori neri che nel fine settimana vengono sottoposti alle partiture di polche, valzer, minuetti e altre danze di corte fatte arrivare direttamente dall’ estero. Durante l’esecuzione la linea melodica può essere certo rispettata, ma come poter ignorare la matrice ritmica africana in loro radicata?
Inevitabilmente le musiche da ballo prendono una “levada” un po’ bizzarra, animando quella che nel frattempo è diventata la nuova classe emergente di Rio de Janeiro, a seguito dell’abolizione della schiavitù. Dalla polca ad una vera e propria musica popolare urbana, che piccoli commercianti e funzionari pubblici suonano in botequins, casas de chope o semplici bar. Il trio privilegiato è quello di flauto, chitarra e cavaquinho, senza però dover rinunciare all’accompagnamento percussivo del pandeiro, ad una seconda chitarra che arricchisca la baixaria della 7 corde o agli altri strumenti solistici come mandolino, fisarmonica, clarinetto, sax…
In 3, 4, 6, o 8 che sia attorno ad un tavolo, con una buona birra fresca ed uno strumento alla mano: ciò che accade oggi durante una roda di choro non è molto diverso da quanto avveniva un secolo fa. In genere si tratta di composizioni strumentali, ma nel tempo molti choros sono stati ornati dalle parole. Far emergere la propria individualità all’interno di una collettività: è questo quello che fa uno chorão, ossia il musicista che si dedica a questo genere. Si comincia insieme, in genere seguendo una struttura ricorrente di tre parti con ripresa, in cui più orecchie lavorano insieme per interpretare e arrangiare quella musica che è ogni volta unica. La struttura armonica è tutt’altro che semplice, ma ricca e complessa. Non ci sono regole per l’improvvisazione fondata sulla variazione della linea melodica attraverso vari espedienti (abbellimenti, fioriture, aggiunte).
Il tutto nell’ascolto di ciò che accade attorno. L’identità brasiliana è fatta di multi-identità, così come lo choro, massimo punto d’incontro tra musica colta e musica tradizionale indigena, africana, spagnola, portoghese… Quando il Brasile ha attraversato la delicata fase del problema di un’identità nazionale, negli anni Venti/Trenta, non a caso lo choro è stato elevato a simbolo di musica autenticamente brasiliana.La vera tipicità dello choro è la sua forza collettiva, portavoce di un sentimento comune che non conosce tempo o spazio.
Per questo ancora oggi sono centinaia, o migliaia le formazioni che si riuniscono non solo in Brasile, attorno ad una roda de choro.
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