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PARTE 2. MOBILITÀ. Continua il viaggio di Rioma all’interno del Brasile dei grandi eventi. Tutta le verità dietro le beffe dei Mondiali. Nel primo editoriale ho affrontato il problema del diritto alla casa e della politica di rilocalizzazione dei poveri nella città a servizio degli interessi immobiliari e delle opportunità imprenditoriali, accompagnata da azioni violente e illegali ad opera della Prefettura «macchina di distruzione di case popolari». In questo nuovo articolo mi occuperò del diritto alla mobilità, attraverso le lucide descrizioni contenute nel Dossier «Megaeventi e diritti umani a Rio de Janeiro» pubblicato dal Comitato popolare di Mondiali e Olimpiadi di Rio de Janeiro, collettivo di gruppi e individui contro le violazioni dei diritti umani nei megaeventi. I rif e i raf dei biglietti di metro, treno, bus – chi è un po’ carioca sa che è stato un anno da incubo e di assoluta incertezza. Gli scandali collegati alla teleferica della Rocinha, che si vuol realizzare senza alcun consenso dei o comunicazione ai residenti della favela, come anche è avvenuto nel Complexo de Alemão, e quelli collegati al “bonde” di Santa Teresa, tram che, passando sopra gli archi di Lapa a Rio, portava sino all’alto quartiere carioca, destinato a cadere subito dopo che io prendessi l’ultima corsa. Roba di minuti.
La mobilità urbana è un aspetto essenziale del diritto alla città, che si inquadra all’interno del diritto alla casa il quale, a sua volta, include il diritto ad avere un luogo in cui dormire ma anche una comunità sicura per vivere in pace, dignità e salute fisica e mentale. Ciò implica anche la necessità che vi siano, nella zona di residenza, opportunità per lo sviluppo economico, culturale e sociale, ossia offerta di impieghi e fonti di reddito, mezzi di sopravvivenza, trasporto pubblico, supermercati, farmacie, posta e altro. Deve inoltre essere dato accesso alla mobilità urbana, che non si restringe alla localizzazione residenziale e include il costo dei biglietti, le modalità di trasporto, mezzi pubblici sicuri, comodi e sostenibili.
Le città brasiliane hanno ricevuto in questo periodo fondi quanti non ne hanno mai avuti nella storia da investire in infrastrutture di mobilità urbana. A Rio de Janeiro, oltre alla costruzione di infrastrutture, sono promosse alterazioni nel sistema di traffico e di circolazione degli autobus, e investimenti nella mobilità ciclabile, in un insieme di progetti definiti dalle autorità e dai media «rivoluzione nei trasporti», che includerebbe lo sviluppo del BRT (Bus Rapid Transit), l’allungamento della linea 1 della metro ed altro. Molte di tali opere sono in estremo ritardo, alcuni progetti sono stati abbandonati. La questione riguarda non solo la destinazione dei fondi stanziati, ma anche se in effetti dette opere costituiscano la soluzione definitiva per i grandi problemi carioca, causando peraltro una forte violazione dei diritti umani. Infatti, la previsione di infrastrutture non implica la garanzia e il rispetto di questi ultimi.
La rete di trasporti può promuovere o meno la giustizia sociale. Nel caso di Rio, vi è una forte concentrazione di investimenti nelle zone metropolitane, e ciò induce a immaginare modifiche nella struttura urbana conseguente che conducano a ulteriori diseguaglianze nella metropoli. Le aree che presentano i peggiori indicatori di mobilità non sono state, del resto, toccate da tali investimenti. Come si è visto, non si tratta solo dell’assenza di infrastrutture di collegamento, ma della stessa rimozione coatta di comunità intere dal proprio territorio, con una violazione del diritto abitativo garantito dai trattati internazionali. Inoltre, sono assenti opere per il trasporto senza motore.
Oltre a compiere tali rilievi, il dossier sottolinea un aumento dei prezzi dei biglietti che ha superato qualunque indice di inflazione. Alcuni aumenti non sono stati nemmeno preannunciati, come quello, nel gennaio 2012, del costo del biglietto dell’autobus da 2,50 a 2,75 reais, un aumento del 10 per cento, seguito, a inizi 2013, da un ulteriore aumento sino a 2,90 reais (5,4 per cento), che non si realizzò fino al mese di giugno, ma che fu portato a 2,95 reais. A causa delle rivolte popolari di quei mesi caldi, la Prefettura ha sospeso quest’ultimo aumento. Ma il 2 febbraio del 2014 il costo del biglietto è passato a 3 reais (+9,09 per cento). Anche il biglietto della metro ha avuto passaggi da 2,80 reais a 3,10 e 3,50 (in quel momento il più caro nell’intero Paese). Dopo la notifica, da parte della Segreteria statale di Difesa del consumatore, di molte irregolarità (vagoni pieni, non funzionamento dell’aria condizionata, problemi di ventilazione nelle stazioni, rottura di ascensori per disabili, scale mobili in manutenzione e pochi impiegati nelle biglietterie), il biglietto della metro è sceso a 3,20 reais, per poi risalire a 3,50 il 19 maggio 2014. Anche gli utenti dei treni hanno gravi problemi, con un aumento da 2,80 a 3,20 reais.
Si è parlato di prezzi e deficienze. Ma si sono verificate tragedie annunciate, a dimostrazione della precarietà del trasporto pubblico. Gli autobus si sono trasformati in vere e proprie «macchine assassine». Solo nel 2011, 5 grandi incidenti. Il primo, il più famoso, quello del «Bonde de Santa Tereza» (nella foto in alto), uno dei più significativi e famosi mezzi di trasporto carioca, che passava sopra i famosissimi «archi di Lapa» dando un’emozione unica. Il 27 agosto 2011 questo tram cadde facendo 6 morti e una cinquantina di feriti. Il 12 giugno 2012 un mezzo di trasporto privo di controllo invadeva la stazione degli autobus di Caju (zona nord della città), causando la morte di 5 persone e il ferimento di 21 altre. Nell’aprile 2013 un autobus della linea 328 (che collega la Ilha do Governador con il centro della città), cadeva da un viadotto da un’altezza di 10 metri e uccidendo 8 persone. Nell’agosto del 2013, altro autobus, altro viadotto a Itaguaí, con 6 morti. Ancora, un autobus della linea 854-A investì 6 persone uccidendone 3 a Guaratiba. Sono solo alcuni esempi: gli autobus di Rio de Janeiro corrono spietatamente veloci.
Un caso estremo è quello della Favela della Rocinha, a sud di Rio. L’opera della teleferica fu definita prioritaria senza consultare i «moradores» della comunità; il progetto fu valutato in 253 milioni di reais, su ispirazione colombiana già sperimentata per la teleferica costruita in un altro complesso di favelas, quello di Alemão. I residenti della Rocinha non sono d’accordo con tale priorità, affermando la necessità di altre opere, a partire da quelle sanitarie e dalla costruzione di nidi.
José Martins, che vive nella Rocinha da 47 anni militando nei gruppi «Rocinha sem Fronteras» e «SOS Rocinha», spiega che la comunità è venuta a conoscenza del progetto della teleferica solo attraverso gli organi mediatici. Ciò costituisce violazione della legge federale n. 10.257 che esige l’inclusione della popolazione nei processi decisionali relativi alle opere pubbliche. I rari incontri realizzati hanno avuto carattere informativo e non consultivo o deliberativo.
Il consorzio responsabile della costruzione della teleferica nel Complexo de Alemão (Rio Melhor) è stato accusato di aver agito con frode nelle procedure di appalto del Pac (Programa de Aceleração do Crescimento ) di Rio de Janeiro. Gli abitanti delle favelas interessate non riferiscono di aver tratto giovamento dalla teleferica inaugurata nel 2011. È carente anche uno studio su altre opzioni alternative adottabili, più adeguate, che potrebbero causare un impatto minore sulla comunità della Rocinha (ha un buon sostegno il «Plano Diretor da Rocinha», elaborato da Luiz Carlos Toledo: un piano inclinato che aiuterebbe i disabili, permetterebbe il ritiro di rifiuti solidi e avrebbe un costo dell’80 per cento inferiore rispetto a quello della teleferica prevista dal Governo). Il movimento «Rocinha sem Fronteras» sta realizzando azioni di resistenza e ha intrapreso un’azione giudiziale contro il Ministero della Funzione pubblica (Ministério Público do Estado) di Rio, il Governo di Rio e gli altri enti coinvolti. SEGUE (…)
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Anche su Specchio Economico – Settembre 2014
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