RIO DE JANEIRO, TUTTI GLI SCANDALI, LE ILLEGITTIMITÀ, GLI ABUSI: 1) DIRITTO ALLA CASA

  • Rioma
  • 16/07/2014

Schermata 2014-07-16 a 14.16.15Schermata 2014-07-16 a 14.14.45di ROMINA CIUFFAComincia il viaggio di Rioma negli orrori dei megaeventi programmati in questi anni a Rio de Janeiro. Ci soffermeremo sui vari aspetti e li analizzeremo uno ad uno nel corso dei mesi, in vari editoriali che per scelta pubblichiamo alla chiusura dei giochi. Rioma ha boicottato i Mondiali per il rispetto rivolto alle istanze della popolazione brasiliana, tradita e umiliata dal fine di dare un parco giochi alla massa globale. Di destinare stadi costruiti con fondi pubblici alla funzione di arene per partite “gladiatori vs leoni”. Di dare il lasciapassare a organizzatori privi di cultura e senso civico a collocare maxischermi, fare festa, erogare alcolici e feijoada, cantare, suonare, vendere e vestire maglie giallo-verdi, guadagnando non per capacità ma per il sol fatto di promuovere il Brasile che fa comodo, a tutti gli effetti lucrando sulle spalle delle vittime di un massacro scandaloso. Lamento che nessuno – sia pure in un’atmosfera ludica che è conveniente per la leggerezza dei popoli e, in certe circostanze, necessaria – abbia utilizzato quello spazio anche per divulgare la verità, dibattere, conoscere, approfondire. Sapere.

La mia esperienza – diretta – è quella di aver assistito nella favela che mi ha accolto da anni, la Rocinha, come nelle altre in cui ho assiduamente operato per giornalismo, assistenza, ricerca, volontariato, ad un climax ascendente di violenza fisica e psicologica, latrocini, stupri, sgomberi, sparatorie tra UPP (la polizia “pacificatrice”) e popolazione locale. Al centro di tali sparatorie mi sono trovata più volte, sempre con più frequenza e meno preavviso in proporzione all’avvicinarsi dei Mondiali. Anche i “moradores” della Rocinha hanno tentato di seguire il calcio in un contesto stagnante, privo di fognature, impianti, sanità, istruzione, infrastrutture, osservando ancora una volta le attività di associazioni che fingono di aiutare ma scelgono chi e come, che ottengono contributi e pagine sui media di tutto il mondo a firma di giornalisti impreparati e dediti a gossip e lacrime. Aver aiutato la mia famiglia della Rocinha a compiere l’ennesimo trasloco disperato trascinando mobili e bambini tra i vicoli (“becos”) sempre più stretti (che vuol dire aria fertile per la tubercolosi), nei quali né i mobili né i bambini riescono a muoversi (ed è richiesto il ricorso ad attività complesse di pericolosi passaggi tra terrazze limitrofe per il trasloco), mi porta ad iniziare questo inconcepibile, disumano viaggio a Rio de Janeiro proprio dal diritto abitativo descrivendo le violazioni compiute a suo danno dal Governo, federale e statale, e dalla Prefettura. Volta per volta, approfondirò altre aree.

Schermata 2014-07-16 a 14.22.03Intanto il Comitato popolare di Mondiali e Olimpiadi di Rio de Janeiro, collettivo di gruppi e individui contro le violazioni dei diritti umani nei megaeventi, pubblica la terza versione del Dossier «Megaeventi e diritti umani a Rio de Janeiro». La prima, lanciata a marzo del 2012, profilava un quadro delle violazioni dei diritti umani connesse agli interventi per i Mondiali e le Olimpiadi, chiamando in causa le questioni relative ai seguenti temi: diritto alla casa, mobilità, lavoro, sport, sicurezza pubblica, informazione, partecipazione ed economia. Trascorsi solo due anni da quella edizione, si è constatato un grande peggioramento delle situazioni denunciate. In questi articoli non si fa riferimento al calcio e ai suoi risultati, bensì alle possibilità di accogliere eventi di tale portata in un Paese che ha altre priorità. Le rivolte che hanno avuto luogo a partire dal giugno 2013 hanno tratto spunto dalla contestazione delle tariffe dei trasporti e hanno chiamato in causa l’aumento generico del costo della vita: la questione dell’inversione delle priorità provocata dai megaeventi e dai grandi progetti urbani che li accompagnano, insieme alla lotta contro le violazioni dei diritti umani, hanno preso forza.


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La coalizzazione delle forze politiche sommata agli interessi delle grandi imprese ha accelerato, in Brasile, la «pulizia sociale» delle aree valorizzate della città, così come l’apertura di nuovi fronti lucrativi per alti investimenti. Ciò si è tradotto in una politica di rilocalizzazione dei poveri nella città a servizio degli interessi immobiliari e delle opportunità imprenditoriali, accompagnata da azioni violente e illegali. Sono state cacciate molte comunità dalle loro favelas e da altre aree, quali Barra da Tijuca e Recreio, o Vargem Grande, Maracanã, Centro, Jacarepaguá, Curicica, aree di espansione del capitale immobiliare nelle quali la Prefettura opera come «macchina di distruzione di case popolari». Lo studio mostra come esse siano state minacciate attraverso incertezza, assenza di informazioni ed un vero e proprio terrorismo psicologico promosso dalla Prefettura come strategia per attuare la rimozione: i progetti non sono resi noti, le famiglie non hanno accesso alle informazioni ufficiali nemmeno quando la forza pubblica si presenta all’ingresso di casa per lo sgombro immediato, con la negazione dello stesso diritto di difesa.

Gli investimenti per implementare il trasporto pubblico hanno privilegiato aree di alto valore, moltiplicando le opportunità di altri investimenti e di ritorno finanziario nella successiva costruzione di case per la classe media ed alta e nella produzione di immobili per fini commerciali; quanto alle aree già destinate agli atleti e alle apparecchiature sportive, dopo gli eventi esse saranno trasformate in centri residenziali di lusso e commercializzate dalle imprese associate al governo municipale e statale. Già le strutture abitative prodotte dal programma «Minha Casa Minha Vida» per le vittime degli sgomberi non sono localizzate nelle aree che hanno ricevuto i benefici degli investimenti, bensì nelle zone periferiche di Rio, prive di servizi pubblici e di infrastruttura urbana. In molti dei casi, inoltre, la carenza o precarietà di tali servizi sarà causata proprio dall’arrivo di un contingente elevato di persone senza il corrispondente ampliamento dei servizi.

Solo alcuni esempi tra troppi: la storica Scuola di Samba Vizinha Faladeira, istituita nel quartiere di Santo Cristo dove ha operato nell’intera storia del Carnevale carioca, prima a portare una bandiera nera e unico luogo per donne bianche, è stata cacciata a Gamboa per compiere le opere del Porto Maravilha. Invece il principale centro dei giochi olimpici sarà un’area di 1,18 milioni di metri quadrati a Jacarepaguá, e per la costruzione dell’infrastruttura e di parte delle installazioni la Prefettura ha emesso concessione amministrativa pubblico-privata a scadenza quindicennale: l’unica proposta presentata, pertanto vincitrice, proviene dal Consorzio «Rio Mais», al cui interno vi è anche la Carvalho Hoscken, principale proprietaria dei terreni intorno al Parco Olimpico e dunque beneficiaria della valorizzazione immobiliaria derivante dalle grandi opere a carico della popolazione. Il Consorzio riceve fondi di 250 milioni di reais al mese, 250 milioni alla conclusione, oltre a terreni pubblici per un valore di 850 milioni di reais. Il Parco Olimpico è realizzato in assenza di studi sull’impatto ambientale, comunque richiesti dalle leggi federale e statale. Dopo i giochi, il 75 per cento dell’area del Parco Olimpico sarà destinata a investimenti residenziali di lusso. Rio Mais ha anche ottenuto la concessione per rimuovere illegalmente la comunità di Vila Autódromo.

Sono 4.722 le famiglie già sgombrate a Rio, 16.700 persone di 26 comunità, di cui solo 3.507 famiglie (12.275 persone di 24 comunità) secondo un piano di opere legato ai megaeventi, le restanti sotto minaccia, per la promozione della Città Olimpica, a volte solo con la giustificazione di situazioni di rischio presunto o interesse ambientale che, in seguito, non sono confermate. Secondo gli indicatori della Fondazione Istituto delle ricerche economiche, il metro quadrato a Rio de Janeiro costa più di ogni altra città brasiliana: nel mese di gennaio 2014, 10.250 reais contro gli 8.146 del Distretto Federale e 7.839 di San Paolo, con un aumento del 65,2 per cento tra il 2011 e il 2014. Per gli affitti, nel medesimo periodo la valorizzazione è stata del 43,3 per cento.

SEGUE (…)

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Anche su Specchio Economico – Settembre 2014
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