di LUCA PELUSI >
“Ho conosciuto un poeta giorni fa e conoscere un poeta è sempre una cosa, no? Però è stata straordinaria, perché non è un poeta, così, nell’ Olimpo della poesia. È uno che oltre a scrivere delle poesie che sono state tradotte in Italia da Giuseppe Ungaretti, s chiama Vinicius De Moraes, un poeta brasiliano, scrive anche delle canzoni. Ad esempio ‘La ragazza di Ipanema’, le parole sono sue… E poi ha scritto delle canzoni per bambini e visto che ai bambini ancora non abbiamo pensato, almeno credo, vorrei cantarvi una delle sue canzoncine per bambini… Se i bambini sono già a letto vorrà dire che i genitori possono ricordarsela e cantargliela domani… è piccolissima, non vi preoccupate”.
Sergio Endrigo in bianco e nero nella trasmissione Rai “Senza Rete” parla di canzoni per bambini e di Vinicius De Moraes, e canta: “Era una casa molto carina/ senza soffitto, senza cucina;/ non si poteva entrarci dentro/ perché non c’era il pavimento./ Non si poteva andare a letto/ in quella casa non c’era il tetto;/ non si poteva far la pipì/ perché non c’era vasino lì./ Ma era bella, bella davvero/ in Via dei Matti numero zero;/ ma era bella, bella davvero/ in Via dei Matti numero zero./”.
“Mas era feita com muito esmero/ Na rua dos Bobos/ Número zero”, nell’originale in portoghese: “Ma era fatta con molta cura, in via dei matti numero zero.” Nell’ ottima traduzione di Sergio Bardotti rimane il numero zero che chiude la canzone. La canzone si chiude in via dei matti numero zero. Nei tarocchi la carta numero zero è quella del matto. E nella bellissima descrizione dei tarocchi zen di Osho il matto è qualcuno che continua ad avere fiducia. Un matto è qualcuno che continua a fidarsi in contrasto con tutte le sue esperienze del passato. Tu lo inganni–dice Osho–e lui ha fiducia in te; di nuovo lo inganni, e lui si fida. La sua fiducia è incredibile: è così pura che nessuno la può corrompere. Fiducia ed innocenza sono qualità tipiche dei bambini. L’invito (tra i tanti che si è divertito a dare) di questo “folle” mistico contemporaneo è quello di non costruire intorno a sè un muro di sapere ma di riscoprire l’innocenza. Ma torniamo al numero zero e alla definizione dei tarocchi zen di Osho: “Lo zero che il matto occupa all’interno della numerazione è il numero che non ha numero, in cui la fiducia e l’innocenza sono le guide, e non lo scetticismo o le esperienze fatte in passato.”
Altra canzone per bambini: “Ci vuole un fiore”, stavolta qui le parole sono dello scrittore e pedagogista Gianni Rodari (autore de “La grammatica della fantasia” e “Favole al telefono”, illustrate da Bruno Munari, edito da Einaudi).
La musica è del pianista-compositore argentino Luis Bacalov che non disdegna le canzoni per bambini, Bacalov, collaboratore di Federico Fellini e Oscar per le musiche de “Il postino”. La voce è sempre quella, confidenziale, di Sergio Endrigo. Il collante che tiene su il testo sembra essere il numero uno. Per dirla con un gioco di parole l’unità è garantita dal numero uno. “Per fare l’albero ci vuole il seme/per fare un tavolo ci vuole un fiore/ per fare il frutto ci vuole il fiore/”. Questa idea numerica pulsa per tutta la canzone, mettendo su un divertente gioco sonoro che i bambini cantano con facilità ed entusiasmo. Il numero uno diventa punto di riferimento preciso e pulsante per tutta la canzone, giacché i bimbi si “aggrappano” a questo gioco sonoro che ritorna, metricamente e quindi anche musicalmente, in un punto definito.
Altro esponente, stavolta della musica brasiliana, e per la precisione della “Música Popular Brasileira”: Gilberto Gil. In una sua famosa canzone compaiono quattro due: “Expresso 2222”.
Questo brano, non a caso, è presente in una raccolta di canzoni brasiliane per bambini “Brazilian Playground” della Putumayo Kids. Ecco il testo: “Começou a circular o Expresso 2222/
Que parte direto de Bonsucesso pra depois/
Começou a circular o Expresso 2222/
Da Central do Brasil/
” (trad. È partito il treno espresso 2222/Che parte diretto da Bonsucesso/È partito il treno espresso 2222/ ).
La storia è quella di un treno che viaggia verso il futuro. Il numero: “due” (in portoghese: “dois”) , specie se pronunciato con la “s” sibilante sonora tipica del Brasile e la “d” dentale ma col suono un po’ nasale del portoghese riesce a suggerire il gioco sonoro del treno. Infatti Gil gioca abilmente con questa suggestione. Se si ascolta attentamente il brano ci si sorpende che il gioco ritmico delle percussioni è quello di un treno, di una locomotiva con i suoi piccoli sbuffi di vapore. E quando Gil canta “Dois-dois-dois-dois” l’idea è quella di una locomotiva. E non è il suono della locomotiva quella che i bambini adorano imitare?
Comunque, una cosa appare chiara: scrivere canzoni per bambini non è roba da bambini. Bisogna avere i numeri giusti.
A Lily,
che mi sorride in portoghese.
Luca Pelusi
Luca Pelusi (Teramo, 1972). È giocoliere, clown, in teatro ed in ospedale, ludotecario, giornalista locale, cantautore swingato (www.semijazz.it). È fotografo di reportage (su pellicola) innamorato di Elliott Erwitt, Bresson, Gardin, Scianna, Pepi Merisio, William Klein. Tutte passioni che non sono mestieri e che sono indispensabili per fare una tranquilla vita da fame in Italia. Nonostante ciò continua. Scrive saggi sul Brasile e la bossanova. Ha scritto una piccola raccolta di aforismi sul jazz scaricabile dal sito: www.fantaforismi.it. Di recente ha pubblicato un ebook fotografico su Tivoli: www.vicoliditivoli.it.