di ROMINA CIUFFA > Recensione del concerto di CAETANO VELOSO feat. Banda Cê – Roma, Auditorium della Conciliazione, 7 maggio 2013 – con i commenti di CHIARA CIVELLO (per altra critica sul costo dei biglietti e sui peccati di Caetano e del Brasile si veda https://www.riomabrasil.com/caetaneando)
Pura energia rinnovabile. Ai tempi dei pannelli fotovoltaici, un vero e proprio lastrico solare. Dal Brasile giunge la rivoluzione energetica, ma ciò che i brasiliani sottovalutano, nelle proprie statistiche sul Pil e sulle enormi potenzialità dell’essere il Paese al mondo più ricco di fonti di energia sostenibile, è che questa energia già era presente dagli anni Settanta, quando Caetano Veloso, nato Caetano Emanuel Viana Telles Veloso, cominciava la propria carriera musicale: risorsa energetica di prima categoria per un Brasile che, sotto dittatura, trova in lui un rappresentante della rivolta al punto tale da esiliarlo. “Esportazioni”, per mantenere la metafora energetica.
Perseguitato dai militari al potere fino al 1984, censurato e proibito (“É proibido proibir”, scriveva), insieme all’amico Gilberto Gil veniva imprigionato (in carceri diverse) sotto la regola dell’Ato Institucional Nº5, noto come AI-5, quinto di una serie di decreti emessi dal regime militare brasiliano negli anni successivi al golpe militare del 1964 che, sovrapponendosi alla Costituzione del 24 gennaio 1967 e alle Costituzioni degli Stati federati, dava poteri straordinari al presidente della Repubblica e sospendeva molte garanzie costituzionali. Le attività anti-governative nel 1968 mandarono i due baiani più avanti in esilio a Londra. Max De Tomassi, storico conduttore di “Brasil”, programma radiofonico di Rai Uno (le cui figlie Benedetta e Beatrice sono presenti all’evento) oggi direbbe, non per il caso specifico, ma direbbe ciò che ha coniato, che esplica ciò che in fondo erano Veloso e Gil: la “Banda della Baiana“, in un certo senso, il loro Tropicalismo. Ossia, rivoluzione e “cospirazione” ai danni dell’ordine (illegale) precostituito.
Tornando alle fonti energetiche, il soteropolitano Veloso si presenta al popolo italiano e, nella fattispecie, all’SPQR (Senatus popolusque romanus), ossia al senato e al popolo di Roma, come un fotovoltaico. L’Auditorium della Conciliazione greme, freme, “treme” direbbero i brasiliani (“trema”). C’è questo mostro a 12 teste sul palco, 12 quante le note che una ad una sguinzaglia presentando coraggiosamente “Abraçaço”, suo ultimo lavoro cui si è dedicato con i membri elettrici della Banda Cê, composta dai giovani musicisti Pedro Sá (chitarra), Marcelo Callado (batteria) e Ricardo Dias Gomes (basso), responsabili di un rinnovamento ulteriore nella sonorità del grande cantautore, stile più rock e sottile, che sposta la tipica acustica dell’idolo su contaminazioni Zeppelin. Caetano li vuole con sé sul palco vaticano dell’Auditorium della Conciliazione e – con una scenografia semplice ma compatta (4 quadri rappresentanti una croce, un quadrato, un cerchio non al centro e un nuovo quadrato, questa volta rosso contro i tre neri precedenti), essenziale – snocciola schitarrate rock su pezzi che parlano di orgasmi e comunismo, oltre che di amore e tristezza abissale.
Lo guardano in molti, anche Goblin, il “cattivo” di Spiderman, Willem Defoe (nella foto in basso a sinistra con Romina Ciuffa). E con Rioma commenta a caldissimo la cantante Chiara Civello (a sinistra), tra le prime file ad assorbire l’estro del genio ad un giorno dall’uscita del suo nuovo album, “Canzoni”, nel quale l’altro tropicalista Gil duetta con lei in “Io che non vivo senza te” (di Sergio Endrigo): “Caetano è il numero 1. Scenografia perfetta, suono tecnicamente al top. In grado di rinnovarsi in continuazione, di parlare a tutti i pubblici, a tutte le generazioni. È compreso dai nuovi adolescenti e dagli adulti, si rivolge a chiunque e non passa mai. Ha testi sempre geniali, tuttora, dopo anni ed anni di carriera riesce a dire“. E cita “Homem”. “Não tenho inveja da maternidade, nem da lactação. Não tenho inveja da adiposidade nem da menstruação: só tenho inveja da longevidade e dos orgasmos múltiplos: un genio”. E infatti il pubblico esulta, lo esalta. C’è un silenzio di ascolto che meritano solo i pianisti bachiani (nonostante l’assonanza con “baiani”). Eppure, chitarra alla mano, scambia rock con i Cê e dà ai tre membri della band grandi opportunità di assoli, che sfruttano enormemente in un gioco di luci, tra il rosso e il buio. Momenti in cui il mostro 12 teste esce dalla totale oscurità rendono questo concerto un estasiante dormiveglia, in cui il dormire coincide con il sognare.
“A Bossa Nova é foda” dà inizio, alle 21 esatte, allo show. Poi l’incantautore parla di comunismo baiano, “Um comunista” che insegue dei sogni, a cui lui scrisse una lettera quando, dall’esilio, seppe della sua morte: “Io che ero morto, e lui che era vivo”. E poi: “A raça humana segue trágica, sempre, indecodificável: tédio, horror, maravilha”, la razza umana continua tragica, sempre, indecodificabile: noia, orrore, meraviglia. Quindi esegue uno per uno i brani contenuti nell’ultimo album, “Um Abraçaço”, che dà il nome al tour. La romantica “Gayana”, grande interpretazione di una composizione che dà la colonna sonora alla soap opera brasiliana Joia Rara; la strappante “Estou triste”, inno personale alla solitudine (“Estou triste, tão triste, e o lugar mais frio do rio é o meu quarto”); la meravigliosa, giudiziale “O império da ley”: “Quem matou meu amor tem que pagar, e ainda mais quem mandou matar”, chi ha ammazzato il mio amore deve pagare, e ancora di più il mandante; l’intellettualoide “Quero ser justo” (“Eu vi você, uma das coisas mais lindas da natureza e da civilização”, ho visto te, una delle cose più belle della natura e della civilizzazione).
Tutto l’album Um Abraçaço va ascoltato e riascoltato per essere compreso, tanto da deludere parte del pubblico, ad alcuni far dire: “Si è invecchiato”. Eppure balla e corre per il palco. Un commento fra i tanti: “È invecchiato… e ovviamente anche la sua musica, che cerca di far rivivere con un sound elettronico, il quale mal si attaglia alle vecchie magie della Bossa Nova del fringuello di Bahia. Del resto come per tutti i vari artisti (tipo i Rolling Stones) che scopiazzano modelli giovanili che non calzano più. Ma la voce è sempre bella”. Più contenti probabilmente costoro li ha fatti con pochi ma buoni successi di sempre, il primo è “Alguem cantando” (anche se, vicino e lontano, sono sempre in minor numero coloro che cantano “cantando bem“); quindi sceglie “Sampa” dal famoso attacco: “Alguma coisa acontece no meu coração que só quando cruza a Ipiranga e a avenida São João (…)” e stupisce tutti con l’interpretazione italiana del pari di Domenico Modugno, “Come prima più di prima“.
Tutto il resto, per chi, a causa dell’alto costo dei biglietti principalmente, quindi per altre ragioni, o per mera indifferenza, non ha potuto o voluto assistere alla data romana, è nel videoreportage di Rioma, che dà modo di guardare il concerto a chi non c’era, in apertura al presente servizio. Qui, la fotogallery a seguire. Energia rinnovabile, ecco il futuro. E come sempre, il futuro arriva dal passato, perché il sole c’è sempre stato: è solo saperlo sfruttare.
RIOMA GALLERY
foto Romina Ciuffa
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