MAX DE TOMASSI: INVENTARIO INCONTRA IVAN LINS, IL LATIN GRAMMY AWARDS E LA CRISI DELLA DISCOGRAFIA ITALIANA

  • Rioma
  • 06/10/2014

SPECIALE “INVENTARIO” > ROMINA CIUFFA INTERVISTA MAX DE TOMASSI < Le interviste a tutti i protagonisti del progetto italiano scelto in una rosa di 5 candidati nella categoria “Miglior Album di Musica Popular Brasileira” del Latin Grammy Awards.Inventario encontra Ivan Lins Riomadi ROMINA CIUFFAUna notizia anche storica, che fa tornare ai tempi in cui Sergio Endrigo vinceva Sanremo con Roberto Carlos, tempi in cui l’Italia si muoveva verso l’esterno, si proponeva e progettava musica di qualità, faceva coalizioni di classe e, conseguentemente, la discografia straniera si rivolgeva all’Italia. Non è oggi il momento, in Italia è il giorno della musica scadente, di “giudici” che giudicano come fossero magistrati (Morgan, Simona Ventura, Fedez, Victoria etc.) in grado di definire e monopolizzare il nostro ascolto, di etichette frenanti che producono un album e poi lo nascondono letteralmente, al pari di uno scheletro nell’armadio. Il caso della Emi è solo uno dei tanti, ma tra i tanti uno: dopo aver prodotto “InventaRio encontra Ivan Lins”, gioiellino di ideazione e fatica italiana (Max De Tomassi insieme a Ferruccio Spinetti, Giovanni Ceccarelli e Francesco Petreni) che guarda costruttivamente al Brasile (e coinvolge nel team Dadi Carvalho) con spirito di assorbimento reciproco, la Emi lo lascia lì, senza promuoverlo e senza mai accennare un invito nemmeno a Ivan Lins, pianista brasiliano cui il disco è dedicato, per presentarlo al pubblico per il quale esso è stato prodotto. Una lunga pausa nel mercato italiano, lo scheletro è nell’armadio e online e, all’improvviso, una scossa: il 24 settembre 2014 “InventaRio encontra Ivan Lins” esce nella rosa dei cinque candidati nella categoria “Best MPB” al 15esimo Latin Grammy Awards. Un disco cantato totalmente in italiano si trova a competere con brani brasiliani, quelli di Zeca Baleiro (“Calma Aí, Coração Ao Vivo”), Jeneci (De Graça), Marisa Monte (“Verdade, Uma Ilusão“) e Nana, Dori e Danilo, figli di Dorival Caymmi nell’omaggio al padre (“Caymmi”). Un miracolo.

Lo ribadisce Max De Tomassi, che intervistiamo. Consulente del progetto sin dal primo momento, nonché traduttore dei brani di Lins: “Mai stato al Grammy, mai candidato. Adesso invece c’è un album, un lavoro corale al quale ho contribuito tantissimo e con il cuore e nel quale ci sono 5 mie versioni ed un brano inedito che arriva a due passi dal più importante dei premi del settore, senza contare che la candidatura è già un riconoscimento grandioso. Dopo la sbornia, le lacrime, la gioia condivisa, qualche considerazione: l’album esce in Italia su etichetta Blue Note nel 2012. Nessuno ci si fila. Promozione? Nulla. Concerti? Macché! Un dignitoso lavoro di illustrazione del progetto alla stampa? Nooooo”. Com’è accaduto, allora, che questo lavoro arrivasse alle orecchie brasiliane e fosse suggerito per il Grammy latino, se l’Emi non ha fatto nulla?

ROMINA CIUFFA INTERVISTA MAX DE TOMASSI

Ma prima ancora, cos’è “InventaRio”? L’idea di “InventaRio” è nata da me, insieme a Ferruccio Spinetti, Giovanni Ceccarelli e Francesco Petreni che, in quel momento, cercavano nuovi spunti per la loro carriera e volevano fare qualcosa di stimolante. Ferruccio Spinetti, ex bassista degli Avion Travel e parte integrante del duo Petra Nuda con Petra Magoni, ama la musica brasiliana; così mi chiese consiglio, e partimmo per il Brasile. A Spinetti, Ceccarelli e Petreni presentai due musicisti poliedrici, con una bella carriera alle spalle; scegliemmo Dadi Carvalho, già bassista di Caetano e di Jorge Ben, oggi bassista di fiducia di Marisa Monte. Insieme avevamo pensato già ad un primo progetto, così invitammo Dadi a Siena per registrare un album che aveva già in sé la filosofia di InventaRio, che voleva essere rivisitazione di canzoni brasiliane in italiano e di canzoni italiane in portoghese. E usciva il primo “InventaRio“.

Max De Tomassi con Ivan Lins Rioma

Come è stato coinvolto Ivan Lins? Quando il gruppo ha ritenuto fosse il momento di fare il secondo album, è nata l’idea di un omaggio a un brasiliano. Perché no Ivan Lins, con il quale ho un rapporto di amicizia da tanti anni. Volevamo incidere un album in cui Lins venisse presentato in italiano. Gli ho presentato personalmente l’idea, a lui è piaciuta e in breve è venuto ad incidere a Siena, dove Spinetti risiede e lavora, per una decina di giorni. Ci siamo messi a lavorare sulla selezione dei brani finché non abbiamo scelto quelli che ora sono nel cd. Ne ho personalmente tradotti cinque, ed un sesto inedito, che lui stesso ha proposto: “Imprevedibile”. A Rio abbiamo quindi realizzato la seconda parte dell’album in cui abbiamo messo le voci degli invitati. Io, che sono stato il produttore esecutivo ed artistico, ho cominciato a contattare i vari artisti, tra cui Vanessa Da Mata, Chico Buarque, Maria Gadù.

Ivan Lins con Chico Buarque RiomaL’entrata di Maria Gadù è legata ad un episodio curioso. Il giorno in cui abbiamo inciso con Chico, Maria mi chiama e mi chiede: “Dove sei, Max? Che stai facendo?”, “Sto registrando un album–rispondo–, c’è anche Chico”. Lei, che non aveva mai visto Chico Buarque, mi domanda: “Fino a quando rimanete? Aspettami che arrivo”. In  45 minuti era bella fresca e pronta, ed è arrivata per conoscere Chico. Dopo un paio di ore che lei era lì, senza fare niente, io e Dadi, che la vedevamo silenziosa e strana durante le  registrazioni, le abbiamo detto: “Maria, hai questa faccia perché non sei nel disco? Noi non te lo abbiamo chiesto perché sappiamo che che stai nel pieno di Shimbalaiê e credevamo non avessi nemmeno tempo“. Infatti non sapevamo nemmeno come inserirla, i brani erano tutti assegnati. “Questo è il testo, canta Camaleonte, le dicemmo, brano che cantava già Jessica Brando con Ivan Lins, ma in qualche modo avremmo fatto. Maria non canta tutta la strofa, ma quando entra è meravigliosa. La canzone “Camaleonte (Camaleão)” è stata poi inserita nell’ultimo CD della Gadù, “Nos”, uscito per la Som Livre.

Chi stava compiendo lo sforzo economico perché tutto questo accadesse? Tornando in Italia avevamo già da parte della Emi l’interesse a pubblicare l’album. I produttori economici erano già Spinetti e Ceccarelli, con la presenza di Cose di Musica, l’agenzia di booking che lavora per Spinetti-Magoni e che ha preso anche in cura “InventaRio”, ma senza poter mai fare un concerto, perché Lins non è mai venuto. La Emi non ha voluto far promozione, non ha mai invitato Ivan Lins per nessun programma né messo in campo nessuna forza per questo album.

In che modo “InventaRio” è giunto in Brasile? Considerata l’inerzia italiana, decisi di portarlo personalmente in Brasile per proporlo. Kati de Almeida Braga e Olívia Hime dell’etichetta locale Biscoito Fino hanno voluto produrlo: un album di canzoni cantate in italiano, brani scritti da una grande star del posto, in patria già famosi in lingua originale, viene pubblicato da un’etichetta brasiliana conosciuta per essere la principale divulgatrice della musica locale, in Brasile. A questo punto il CD comincia ad essere ascoltato (in Brasile), programmato (dalle radio brasiliane), avere un suo meritato spazio nei negozi (brasiliani). E, soprattutto, entra sotto l’egida del Grammy Latino. Il cd arriva ai selezionatori del premio, che lo scelgono, fra le migliaia di CD pubblicati in Brasile, fra i 5 candidati ad una categoria.

Della Biscoito Fino sono stati nominati:
Melhor Álbum Instrumental: Yamandú Costa “Continente”.
Melhor Álbum de Samba/Pagode: Alcione “Eterna Alegria ao Vivo”.
Melhor Álbum de Samba/Pagode: Martinho da Vila “Enredo”.
Melhor Álbum de MPB: Ivan Lins “InventaRio”.
Melhor Música Brasileira: “Carta de Amor”, de Maria Bethânia e Paulo César Pinheiro.

biscoito fino grammy rioma

Ti sei pubblicamente domandato: come può un cd di musica italiana, suonato da artisti italiani con la partecipazione straordinaria di uno dei più grandi autori contemporanei mondiali, arrivare al Grammy attraverso una casa discografica brasiliana? Perché noi, in Italia non abbiamo l’autorevolezza di affermare internazionalmente prodotti culturali che hanno tutte le carte in regola per esserlo? L’altra domanda, l’altra considerazione che riempie noi tutti di InventaRio di gioia e sconforto allo stesso tempo è questa: sapete qual’è la categoria all’interno della quale trovate la candidatura di “InventaRio encontra Ivan Lins”? Quella di “Miglior album di Musica Popular Brasileira”: un album pensato in Italia, inciso a Siena, realizzato grazie anche a litri di vino rosso e fiorentine da 700 grammi (e trippa a colazione…), le cui canzoni sono state scritte quasi interamente in italiano, prodotto, suonato e cantato nella nostra lingua, intriso di italianità dagli arrangiamenti all’uso degli strumenti, è fra i 5 migliori album di Musica Popular Brasileira. Per noi 5 che amiamo da sempre questo universo musicale è sicuramente motivo di grandissimo orgoglio. Ma è anche una profonda frustrazione per noi italiani sapere che oggi, per proporre progetti musicali di alto livello artistico e culturale, come l’omaggio italiano ad un grande compositore internazionale nato in Brasile, si debba passare per Rio de Janeiro e ringraziare gli amici brasiliani. 

Ciò rappresenta la crisi del mercato discografico italiano: in che termini per te? Tutti hanno amato InventaRio, il mondo intero, a sentire i commenti, eppure non avevamo mai pensato che il disco potesse avere un potenziale così grande da arrivare al Grammy Latino. Il problema è che non è uscito dall’Italia, non c’è stato alcun discografico italiano che lo abbia presentato al Brasile. Non si tratta solo di un disco di valore, ma di un disco che sancisce un incontro tra culture, l’Italia e Brasile. Dovremmo tornare ai momenti in cui Endrigo vinceva Sanremo con Roberto Carlos o Stevie Wonder cantava in italiano, negli anni 70 quando la musica era libera; è chiaro che se non ci muoviamo noi, e non ci approssimiamo alle industrie fonografiche più importanti della nostra, non possiamo aspirare a nulla. Qui non ci prova nessuno, di certo non ci ha provato la Emi con noi. I discografici da un po’ di anni a questa parte hanno un’unica preoccupazione, non cercano prodotti di qualità, ma il prodotto che faccia maturare gli stipendi per i loro impiegati.

Ma se non lo promuovo e poi non lo faccio vendere, che l’ho prodotto a fare? I discografici vogliono ascoltare l’uovo di Colombo, vendere la Macarena e stare a posto per un po’ di tempo con gli stipendi. Nemmeno sfrutteranno la candidatura del Grammy Latino, vedrai.

La soddisfazione comunque resta. E sono anche le collaborazioni italiane: Maria Pia de Vito, Fabrizio Bosso, Chiara Civello, Bungaro, Samuele Bersani. Come li avete scelti? Da una rosa di amici. Li abbiamo scelti coralmente. 

E una dedica agli italiani Tenco e Dalla, grande conquista per l’Italia dei nostri veri cantautori. Abbiamo fatto una dedica a Luigi Tenco (“Un giorno dopo l’altro”), lui era presente anche nel primo. Mentre Ivan ha sempre amato Lucio Dalla, e recentemente ha fatto dei concerti con lui. Ha raccontato che l’incontro con Dalla ha cambiato la sua vita, sia nella presenza sul palco sia dal punto di vista musicale. Lui deve tantissimo a Lucio Dalla. Ivan venne in Italia per un progetto che misi in piedi io, per cantare al Circeo con Tosca. Allora Tosca rese omaggio a Lucio, ancora vivo, cantando “De nosso amor tão sincero“, tema vicino a quello di “Felicità” di Dalla. “De nosso amor tão sincero” racconta la storia di una coppia che non ha mai tempo per amarsi a causa della mancanza di lavoro, dei problemi sociali, ma che vorrebbe vivere in una bolla di vetro ed amarsi in pace per almeno una settimana.

Come hai conosciuto Ivan Lins? Lo conobbi nel 1992, e fra gli artisti della vecchia generazione è quello che ho conosciuto più tardi, quando ero già più grande. Nacque un amore a prima vista, si affezionò subito a me: ricordo che ci conoscemmo per lavoro, io lo stavo intervistando, e dopo aver parlato per un’oretta mi invitò la sera a cena a conoscere sua moglie “perché voglio presentarle una bella persona che ho conosciuto oggi”, disse.

Questo è InventaRio n. 2. C’è un n. 3? È già nella manica, ma ancora mantengo il segreto.

Il riferimento a “Rio” vincola al mondo carioca? Non ci limitiamo a Rio, per noi “Rio” è il Brasile, sarebbe come dire “InventaBrasile”.

Com’è distribuito, dove si trova “InventaRio encontra Ivan Lins”? Dicono che la Universal l’abbia ristampato in Italia dopo l’annuncio del Grammy, e dunque si dovrebbe trovare anche nei negozi. Online c’è. In Brasile si trova nei negozi, la Biscoito Fino ne ha fatto anche un totem.

Ho letto Umberto Eco, “Dire quasi la stessa cosa”, saggio sulla traduzione. Tu sei ormai un esperto dualista tra Italia e Brasile, avendo nella tua carriera già prestato la tua arte traduttiva ai grandi brani. Quali criteri usi? Seguo due regole fondamentali: il senso delle frasi della canzone e il suono delle parole, nel rispetto perfetto della metrica. Non aggiungo né tolgo una sillaba in nessun caso, e se lo faccio lo faccio di comune accordo con l’autore. Ciò che penso di seguire è una linea che incrocia il suono delle parole e il senso della frase. Soprattutto il senso delle parole dev’essere lo stesso in italiano e portoghese: “Começar de novo”, classico di Ivan Lins, non ha la metrica di “cominciare di nuovo”, così ho scritto “nascere di nuovo“. Le parole hanno lo stesso suono anche se significano cose differenti.

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