FRANCO CAVA – SAMBACORD

  • Rioma
  • 24/10/2013

di ROMINA CIUFFA >

Conosco Franco Cava durante un collegamento radiofonico. Una domenica notte, in cui sono ospite di Max De Tomassi nella trasmissione di Radio Rai Uno Brasil, l’artista italo-carioca – già noto per aver tradotto i brani migliori di Lorenzo Cherubini (Jovanotti) in portoghese brasiliano con le sonorità del Samba – è in collegamento da Rio de Janeiro. Così iniziamo a parlare in diretta (e in streaming) e, improvvisamente, mi accorgo che abbiamo più frequenze in comune che questa. Quando Max manda on air la sua nuova Mediterralia, capisco. C’è tutto, c’è Rioma dentro questo brano – il bipolarismo, l’Italia, il Brasile – e lui che è Golfo di Amalfi e Copacabana, San Gennaro e Jemanjà, Bernini e la scultura di una scuola di samba.

Ma soprattutto la Dolce Vita, che Cava porta in quest’album insieme all’acqua amazzonica, Sambacord, popolare ma non ovvio, registrato tra Curitiba, Rio e Roma con la direzione di Murillo da Ros. L’amore di Cava per Fellini si trasmette di diritto a mio padre, Victor Ciuffa, che della Dolce Vita fu il fautore, scrivendone quotidianamente sul Corriere della Sera e avendone inventato l’omonima rubrica, che poi il regista decise di portare al cinema. E, per schemi sconosciuti, non fa che arrivare di nuovo a me con amarcord questo Cava, per cui un disco «ha molto più in comune con un film che con la musica». Sambacord è ambientato nelle periferie carioca, poesia pittorica che descrive carnevali umani. Mi riservo un approfondimento più amplio sul Brasile di Cava, il suo Jovanotti al tamborim, Mafalda Minnozzi voce che lo accompagna, Fellini. Qui mi limito ad afferrarne un Samba delicato e la favela che, dalla periferia, avanza sino alla Costiera Amalfitana.

Anche su MUSIC IN n. 20 > http://www.scribd.com/doc/116854955/MUSIC-IN-20-RIOMA

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