AUDITORIUM DI ROMA: LA VOGLIA, LA PAZZIA PER VINICIUS

  • Rioma
  • 18/06/2013

di IRIS D’AURIZIO >


Sabato 22 giugno, Auditorium Parco della Musica – Sala Sinopoli. L’omaggio di Roma a Vinicius, a cent’anni dalla nascita, attraverso le parole e le musiche della sua storia. Cantano Selma Hernandes, Celso Fonseca, Tony Bungaro, Carla Cocco, Eddy Palermo, con la partecipazione straordinaria di Ornella Vanoni. Chitarra solista: Michele Ascolese. Voce recitante: Orso Maria Guerrini. Presenta la serata Max De Tomassi (Radio 1 Brasil)

“Il semaforo è già verde, ti prometto che ci penso”, prima dell’addio. In 4 parole: La Voglia, la Pazzia, l’Incoscienza, l’Allegria. Non solo il titolo di un album, ma l’allegoria di un’epoca: quando l’arte era ancora arte, la musica musica e basta. Non importava come o dove; desiderosi di rinnovarsi e sperimentarsi, piacevolmente, “Cerchiamo insieme tutto il bello della vita/in un momento che non scappi tra le dita”, cantavano Ornella Vanoni, Toquinho e Vinicius nel 1976. Chi li ha vissuti guarda a quei tempi con nostalgia, le nuove generazioni, se non toccate dall’indifferenza dilagante, li ammirano con rispetto e venerazione. L’artista aveva ancora un ruolo e rappresentava ancora qualcosa, di non necessariamente virtuoso o morale; aveva ancora un posto, insomma, nel groviglio della società in formazione. Lanciava messaggi e apriva porte, alcune delle quali venivano poi richiuse, altre lasciavano passaggi importanti.

Col Brasile è avvenuto questo, è entrato pian piano nella cultura italiana attraverso la musica e col lavoro forte ma dissimulato di intellettuali come Vinicius De Moraes (1913-1980), una pietra miliare nella storia della cultura brasiliana: poeta, scrittore, musicista, cantautore, drammaturgo… Nel 1969 Vinicius, Sergio Endrigo e il poeta Giuseppe Ungaretti (nientedimeno) recitavano “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”. Parole sacre. Uno spesso velo di esotismo avvolgeva ancora l’idea che gli europei avevano del Brasile, ma proprio attorno a Vinicius si crea un circuito di intellettuali in fervore, da cui scaturiranno creazioni prestigiose.

Gli artisti vivevano il fermento sprizzante e il fascino imprevisto, quasi incontrollabile, per i nuovi ritmi provenienti dalla terra del Samba. Ritmi ma anche sonorità. Mina lancia le prime canzoni di Chico Buarque (“La banda”, “Costrução”)  e dopo di lei una sfilza di interpreti femminili, di non poco rilievo: Ornella Vanoni, Mia Martini, Patty Pravo, Fiorella Mannoia… Tutto comincia nella Roma a metà degli anni Sessanta: Endrigo vince Sanremo in coppia con Roberto Carlos e parte con Sergio Bardotti in tournée per il Brasile. Da lì nasce la stretta amicizia di Bardotti con Chico e di Endrigo con Vinicius, e da questi due, subito, il disco “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”, appunto. Chico scrive per Endrigo “A Rosa”, Vinicius e Toquinho gli dedicano “Samba para Endrigo”. Endrigo dedica a Vinicius “Ciao poeta”, scritto in occasione della sua scomparsa con Baden Powell e Sergio Bardotti.

Si dice addirittura che Toquinho, il celebre chitarrista brasiliano, deve il suo fortunatissimo incontro con Vinicius proprio a Endrigo. Durante la registrazione di questo loro disco, Endrigo e Bardotti, alla ricerca di una chitarra brasiliana, avrebbero contattato Toquinho, a quel tempo in Italia con Chico Buarque. Vinicius in quel periodo si trovava in Brasile, ma appena tornato in Italia ascoltò il disco e volle Toquinho con sé in tournée.

Sarà Max De Tomassi (qui nella foto di Francesco Desmaele), storico conduttore di “Brasil, suoni e culture dal mondo”, programma notturno di Radio Rai1 dedicato al verdeoro, a presentare la paulistana Selma Hernandes, che scrivono, sulla presentazione ufficiale, essere una “promettente interprete di MPB (musica popolare brasiliana) la cui voce ha stregato artisti come Caetano Veloso, in procinto di pubblicare il suo prossimo album Mapa Astral” dopo aver ottenuto anche in Italia ascolti radiofonici col brano Musica pra dançar. Sostituzione in ultimis dell’annunciata Fafá De Belem (la quale nel 1978 aveva interpretato il “Samba em Preludio” nel sogno di Endrigo, un disco interamente brasiliano, “Esclusivamente Brasil”): prevista sabato sul palco dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, la cantante “em preludio” viene meno (per “motivi tecnici”, è riportato nottetempo nel sito dell’Auditorium, pur riuscendo invece a scrivere la notizia corretta un quotidiano che dedica oggi all’evento un articolo rilevante).

In corner, anzi, pure qui in notturna, anche l’aggiunta di Claudia Endrigo, “che ricorderà, tra racconti e video, il legame del padre con Brasile e l’esperienza musicale insieme a Vinicius” (scrivono ancora) e che, aggiungiamo noi, sull’avambraccio ha tatuato Io che amo solo te, storico brano del padre. Non sono le uniche sostituzioni, in realtà: il primo programma prevedeva Jim Porto, mentre Ornella Vanoni “è arrivata dopo”, e l’acquisizione del chitarrista (bossanovista) Eddy Palermo è ancora più recente.

Sempre attesi, e per ora confermati invece, sono l’unico brasiliano in campo, a dire il vero, su questo palco, il cantautore carioca Celso Fonseca (nella foto), influenzato da Baden Powell de Aquino e collaborazioni con Gilberto Gil, Marisa Monte, Bebel Gilberto oltre che produttore negli anni 80; l’italiano Tony Bungaro che, dopo collaborazioni con Paula Morelembaum, Ana Carolina e Miùcha Buarque de Hollanda, ha musicato e interpretato l’inedito di Endrigo Dal destino infortunato, e Carla Cocco, che nel suo ultimo disco ospita Toquinho e reinterpreta Maria Gadú (e Vinicius dov’è?).

Fortunatamente ci si prepara alla partecipazione straordinaria di Ornella Vanoni, diretta e qui unica vera portavoce di Vinicius, incrociando a questo punto le dita. Il tutto sarà accompagnato dalla voce recitante di Orso Maria Guerrini, in uno show che si snoderà, tra duetti, assoli e intensi momenti strumentali, intorno ai brani più celebri scritti da De Moraes, tra cui Garota de Ipanema, A felicidade, Chega de saudade, Samba da benção, Agua de beber, Só danço samba. Sostituzioni sì sostituzioni no, Vinicius è l’unico in effetti davvero insostituibile. (IRIS D’AURIZIO)
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