A PISA IL DOCUMENTARIO DI MARIO PEREIRA SULLA FORÇA EXPEDICIONARIA BRASILEIRA (16 MARZO)

  • Rioma
  • 06/03/2014

di GIULIA BAGLINI >

Domenica 16 marzo, per il ciclo “Pisa guarda il Brasile” l’associazione italo-brasiliana “Encontro” proietta a Pisa (sede Soci Coop, via Valgimigli n. 1) il documentario di Mario Pereira, amministratore del Monumento votivo militare brasiliano di Pistoia, dedicato alla F.E.B., la Força Expedicionaria Brasileira. Esposta anche una mostra di cimeli

Pistoia, il Monumento Votivo Militare Brasiliano

Pistoia, il Monumento votivo militare brasiliano

L’associazione culturale italo-brasiliana Encontro, nata a Pisa l’11 febbraio 2012, dedica il prossimo appuntamento del suo ciclo di proiezioni “Pisa guarda il Brasile” alla F.E.B., la Força Expedicionaria Brasileira, il contingente brasiliano che durante la seconda guerra mondiale contribuì alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo, lasciando anche nella città toscana  un segno evidente del proprio passaggio.
L’appuntamento è per domenica 16 marzo presso la sezione Soci Coop di Pisa, in via Valgimigli 1. La serata inizierà alle ore 17 con una mostra di cimeli della F.E.B. e proseguirà alle 19.30 con un aperitivo (costo 2 euro), durante il quale Mario Pereira, amministratore del Monumento votivo militare brasiliano di Pistoia e custode della memoria della FEB in Italia, come era anche il padre Miguel con lui nella foto, presenterà un documentario, realizzato da lui stesso, su questo pezzo di storia  e introdurrà a un dibattitocon il pubblico presente. L’iniziativa è realizzata grazie al supporto della sezione coop Cisanello di Pisa e dell’assessorato alle politiche sociali del comune di Pisa.

Il Monumento votivo militare brasiliano si trova in località San Rocco a Pistoia, dove i 457 soldati brasiliani morti nella campagna d’Italia furono originariamente seppelliti. Nel dicembre del 1960 le salme furono traslate nel camposanto monumentale della spiaggia del Flamengo a Rio de Janeiro, ma a Pistoia, per ricordare il passaggio e il sacrificio dei giovani combattenti, fu inaugurato, nel 1967, il Monumento Votivo Militare Brasiliano, che ospita ancora oggi il corpo di un soldato non identificato, il milite ignoto. Il padre di Mario, Miguel Pereira (entrambi nella foto qui sotto), ex combattente della Força Expedicionaria Brasileira, è stato il primo curatore e guardiano del Monumento, diventando uno dei testimoni e dei custodi di una memoria storica  fondamentale per la storia del nostro Paese, ruolo che ha ricoperto fino alla morte, nel 2003.

Miguel e Mario Pereira

Miguel e Mario Pereira, padre e figlio, amministratori prima l’uno poi l’altro del Monumento votivo militare brasiliano

Molti dei soldati della Força Expedicionaria Brasileira (F.E.B.), sbarcati a Napoli il 16 luglio del 1944, erano giovani e attraversarono l’oceano per una scelta romantica: l’Italia era il Paese di origine delle loro famiglie, emigrate nel 1860. Il contingente contava circa venticiquemila uomini che, nella mostruosità del conflitto, portarono calore umano e un esempio di anti razzismo: d’ogni colore e insieme mentre nell’esercito USA bianchi e neri erano separati in casa. Pistoia conobbe la loro amicizia e ospitò le loro spoglie. Molto meno romantica la decisione di entrare in guerra presa dal dittatore Getulio Dornelles Vargas: nel gennaio del 1943 il presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Rooesvelt lo “convinse” a schierarsi contro la Germania, l’Italia e il Giappone. Un rifiuto avrebbe comportato un’invasione dei territori brasiliani di nord-est del Brasile, un assenso i soldi necessari per impiantare la prima fabbrica siderurgica del paese. Fino ad allora lo stato sudamaricano, pur maldisposto per l’affondamento di alcune navi mercantili da parte di sommergibili tedeschi e italiani, aveva mantenuto una posizione di neutralità.

Documento FEBDa Napoli i brasiliani arrivarono anche in Toscana e, dopo le battaglie di Massarosa, Camaiore e del Monte Prana, le truppe guidate dal maresciallo Mascarenhas de Moraes si diressero nella valle del Serchio e verso la fine di ottobre, dopo aver verificato le potenzialità belliche e la resistenza dell’esercito tedesco, vennero spostate nella parte centrale del fronte, sull’Appennino tosco-emiliano nel Quartier generale avanzato di Porretta Terme. A Pistoia furono sistemati il deposito materiali e la stazione radio che manteneva i contatti con la madre patria. E, nel quartiere di San Rocco, il cimitero.

I 457 soldati brasiliani morti nella campagna d’Italia furono seppelliti tutti in questo cimitero. Nel dicembre del 1960, per volere di Mascarenhas de Moraes, le salme furono portate nel camposanto monumentale della spiaggia del Flamengo a Rio de Janeiro, ma a Pistoia, per ricordare il passaggio e il sacrificio dei giovani combattenti, fu inaugurato, nel 1967, il Monumento Votivo Militare Brasiliano, che ospita ancora il corpo di un soldato, il milite ignoto.

Lo ha recuperato il guardiano del Monumento, rimasto in Italia dopo la guerra per prendersi cura del cimitero: il sottotenente Miguel Pereira, ex combattente della Força Expedicionaria Brasileira.

massarosa bSegni del passaggio dei pracinhas, così erano chiamati i soldati brasiliani, nella provincia di Pisa possono essere ritrovati a San Rossore, alle porte di Pisa, dove i brasiliani trovarono i campi di prima accoglienza e dove ebbero la possibilità di addestrarsi sotto le istruzioni della V armata del Generale Alexander durante una prova di fuoco di tre giorni; inoltre esistono molte testimonianze del  loro passaggio a Pisa, dove sia personale della FAB (la forza di aviazione brasiliana) che i battaglioni di fanteria  ebbero modo di soggiornare (alcuni dei militari soggiornarono nell’attuale Casa dello Studente in Lungarno Pacinotti, conosciuto all’epoca come Albergo Nettuno).
Esiste anche una targa in Corso Italia, sulla facciata dell’attuale sede della Facoltà di Informatica.

Sempre sul territorio provinciale, a Staffoli, i soldati brasiliani che avevano finito l’addestramento a San Rossore realizzarono un insediamento detto “O deposito”, fatto di tende e baracche in pineta, dove esiste una marginetta costruita dagli stessi pracinhas che ricorda la grotta di Lourdes, restaurata da Giuliano Cappelli, appassionato di storia locale.

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